No- I giorni dell'arcobaleno (No, Cile 2012). Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Néstor Cantillana, Luis Gnecco, Antonia Zegers. Diretto da Pablo Larraín.
Cile 1988: Augusto Pinochet dopo aver soffocato il Paese con quindici anni di sanguinosa dittatura cede alle pressioni internazionali, che chiedevano una legittimazione del suo governo, e indice un referendum. Il comitato di opposizione al regime (comitato del No) ha poche speranze di vincere: la paura ha attecchito nelle viscere della popolazione cilena ormai vessata e disillusa.
L’unica occasione per cambiare il corso degli eventi è uno spazio pubblicitario della durata di 15 minuti trasmesso per 27 giorni. La campagna viene affidata ad un giovane pubblicitario che, invece di focalizzare l’attenzione sulla condizione di ingiustizia e violenza del Paese, promette l’allegria. “Cile, l’allegria sta arrivando.” Ecco allora l’arcobaleno diventare il simbolo di una campagna pubblicitaria fatta di leggerezza e speranza. Alle lacrime dolorose di un passato fatto di terrore e umiliazioni che continuava a tormentare bisognava contrapporre la forza dei sorrisi, l’imbattibilità dei sogni. Larraín per chiudere la sua trilogia sulla dittatura cilena (gli altri sono Tony Manero, 2008 e Post Mortem, 2010) sceglie di girare con una telecamera dell’epoca e, grazie ad una regia scarna e iper-realistica accompagnata da una fotografia opaca e “graffiata”, riesce perfettamente nel raccordo di scene di finzione cinematografica con immagini di repertorio e veri spot pubblicitari. Il risultato è un film intimamente luminoso, sulle forme di costruzione ed elaborazione del consenso attraverso i media e sul bisogno di speranza per superare l’orrore. L’ immedesimazione nella storia è pressoché totale, tanto che nel finale, pur conoscendo l’esito del referendum, lo spettatore si ritrova come il protagonista a guardare con incredulità la vittoria. Incredulità tipica di chi ha dovuto sopportare troppa pioggia prima di poter volgere lo sguardo verso un arcobaleno di promesse.