martedì 28 maggio 2013

No- I giorni dell'arcobaleno (No, Cile 2012) Di Pablo Larraín.


No- I giorni dell'arcobaleno (No, Cile 2012). Con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Néstor Cantillana, Luis Gnecco, Antonia Zegers. Diretto da Pablo Larraín.
Cile 1988: Augusto Pinochet dopo aver soffocato il Paese con quindici anni di sanguinosa dittatura cede alle pressioni internazionali, che chiedevano una legittimazione del suo governo, e indice un referendum. Il comitato di opposizione al regime (comitato del No) ha poche speranze di vincere: la paura ha attecchito  nelle viscere della popolazione cilena ormai vessata e disillusa.
L’unica occasione  per cambiare il corso degli eventi è uno spazio pubblicitario della durata di 15 minuti trasmesso per 27 giorni. La campagna viene affidata ad un giovane pubblicitario che, invece di focalizzare l’attenzione  sulla condizione di ingiustizia e violenza del Paese, promette l’allegria. “Cile, l’allegria sta arrivando.” Ecco allora l’arcobaleno diventare il simbolo di una campagna pubblicitaria fatta di leggerezza e speranza. Alle lacrime dolorose di un passato fatto di terrore e umiliazioni che continuava a tormentare bisognava contrapporre la forza dei sorrisi, l’imbattibilità dei sogni. Larraín per chiudere la sua trilogia sulla dittatura cilena (gli altri sono Tony Manero, 2008 e Post Mortem, 2010) sceglie di girare con una telecamera dell’epoca e,  grazie ad una regia scarna e iper-realistica accompagnata da una fotografia opaca e “graffiata”,  riesce perfettamente nel raccordo di scene di finzione cinematografica con immagini di repertorio e veri spot pubblicitari. Il risultato è un film intimamente luminoso, sulle forme di costruzione ed elaborazione del consenso attraverso i media e sul bisogno di speranza per superare l’orrore.  di spunti nel suo riflettere sulle forme di costruzione ed elaborazione del consenso attraverso i mediaL’ immedesimazione nella storia è pressoché totale, tanto che nel finale, pur conoscendo l’esito del referendum, lo spettatore si ritrova come il protagonista a guardare con incredulità la vittoria. Incredulità tipica di chi ha dovuto sopportare troppa pioggia prima di poter volgere lo sguardo verso un arcobaleno di promesse.Un'opera complessa, intricatissima di spunti nel suo riflettere sulle forme di costruzione ed elaborazione del consenso attraverso i media






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